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di Giuseppe Felici rossointoccabile[at]virgilio[punto]it

 

speciale crisi segreta

 

 

 

 

dubitare di sé stessi è il primo segno dell'intelligenza
Ugo Ojetti

 

 

 

New York. TerraMIT

I cieli non sono rossi, non c’è un fronte bianco di nulla distruttore che avanza, eppure sembra che sia tutto sbagliato. Ogni tanto la realtà sfarfalla ed in trasparenza si vede un’altra città, simile ma mai del tutto uguale.

Wundarr di Dakkam vola sopra le strade, intervenendo in una emergenza dopo l’altra.

Come quando improvvisamente un’auto sbuca da una strada che qui non esiste ed investirebbe dei pedoni, se lui non assorbisse la forza cinetica immobilizzandola, un istante prima che sparisca di nuovo.

Oppure quando improvvisamente sul lato di un palazzo compaiono le forme spettrali di un uomo sul balcone, ma poi si materializza solo l’uomo, che farebbe un fastidioso incontro ravvicinato del terzo tipo con un marciapiede per lui alieno, senza un sapiente uso del campo entropico che lo accompagna lentamente verso terra, che tocca un attimo prima di sparire.

Non può non pensare *Non riusciremo a salvarli tutti, se dura ancora a lungo non ce la faremo più neppure a salvarne qualcuno* e questo malgrado il fatto che l’energia che è costretto ad intercettare sia superiore a quella che sta utilizzando. Non può neppure permettersi di pensarlo, poiché percepisce un'altra emergenza a una distanza tale che può intervenire solo intercettando il momento angolare della Terra per un millesimo di secondo. Soltanto il suo potere può compensare l’attrito che comporta muoversi, anzi, non muoversi mentre tutto il resto si sposta, per trovarsi dall’altra parte della città in un tempo così breve ed impedire a un jumbo di abbattere alcuni dei palazzi più alti dello skyline. L’aereo svanisce mentre lui lo guida fuori traiettoria.

Non può ripetere lo stesso “giochetto” in direzione opposta, poiché la Terra non si muove a suo piacimento, ma vola comunque verso l’ennesima emergenza.

È una lunga giornata ed è appena iniziata.

 

Staten Island Terra MIT.

È un duro risveglio per Cliff Steele, il cui corpo non ha bisogno di riposo, al contrario del suo cervello biologico.

La montagna artificiale in cui si trova la base della Doom Patrol non c’è più.

La camera in cui simulava il sonno, per permettere alla sua mente di non impazzire più di quanto già non sia, si trova abbastanza in basso nel complesso, è comunque un bel volo fino al tetto del camion della spazzatura che si trova casualmente a passare lì sotto.

Dopo aver verificato che non si è fatto nulla, salta giù dal camion e per poco non distrugge un’utilitaria che sfreccia in mezzo alla strada.

- Guarda dove vai, guidatore della domenica. – Direbbe, se ci fosse ancora la Comics Code Authority, strano potere omniversale che comandava anche sul Tribunale Vivente.

Ovviamente le sue parole sono vagamente diverse.

Rebis atterra al suo fianco, non appena ha raggiunto il marciapiede.

E lì accanto prende terra un colossale fascio di alghe putride di forma umanoide, con una testa che ricorda un polpo ed enormi ali membranose, che deposita a terra Dorothy Spinner, prima di svanire.

Una furia li investe urlando – Buongiorno Hammerhead. – fa Cliff

- Fottiti. Madame Viola dice di andare alla Fondazione e di fermare Luthor. –

Intanto Flex Mentallo, flettendo un muscolo, ha attraversato la pagina e compare al fianco degli altri.

- Cos’è la Fondazione? Ma questi indovini non potrebbero essere più precisi, una volta tanto? – Robot Man si batte la mano sulla fronte con un clangore che fa voltare tutti coloro che stanno nel raggio di un chilometro.

 

Lexcorp. Un sotterraneo. Terra DCIT

Non è chiaro quanto riesca a andare sottoterra questo complesso. Immaginiamo tutti che se sul pianeta ci fossero uno o più esseri in grado di scrutare attraverso la materia questo sarebbe un prerequisito, necessario ma non sufficiente, a nascondere i segreti.

Fatto sta che questo complesso segreto si trova molto sottoterra e che sul pianeta ci siano, in effetti, parecchie creature in grado di scrutare, in un modo o nell’altro, attraverso la materia.

Il padrone di questo complesso, padrone è il termine esatto, si muove con sicurezza, sa cosa fare e dove andare.

È nel bel mezzo di un azzardo dei suoi, un tutto o niente come pochi altri. Se tutto va bene il suo potere si accrescerà e lui riuscirà a liberarsi in maniera definitiva dell’alieno.

Se va male… si chiama azzardo per questo.

Potremmo chiederci se non è l’azzardo a tenerlo in vita. È l’uomo più ricco del pianeta, probabilmente il più intelligente. Che altro potrebbe avere? Al momento è anche alla guida del paese più potente.

Molti dicono che il suo solo scopo sia il potere, ma per un uomo di tale levatura il potere è un mezzo, non può essere un fine. Sarebbe un cane che si morde la coda, poiché per lui acquisire potere è un gioco semplice, seppur non duraturo. Non è un uomo così piccolo.

Fatto sta che si sta per imbarcare in uno dei suoi giochi.

Indossa la sua armatura, pensata per fronteggiare, per pochi istanti, l’uomo più potente del pianeta. Una delle armi più raffinate del suo universo. Non troppo specializzata, a dire il vero, poiché di creature straordinarie il pianeta è pieno, una diversa dall’altra. Oggi la metterà alla prova contro degli alieni più alieni di quanti ne abbia mai incontrati. È un altro azzardo, per studiare e acquisire tecnologie che il suo alleato gli nasconde.

Lex Luthor non è un uomo d’azione, quindi si è costruito un gruppo.

Manovrare le pedine è uno dei suoi giochi preferiti. Gli scacchi con le persone. C’è di meglio?

Per questa azione il fattore di rischio va mantenuto al minimo. Solo suoi uomini con versioni più specializzate della sua armatura, ma si porterà un jolly. Ovviamente dopo avergli impiantato una versione modificata del chip di controllo di Brainiac.

L’umanoide viola è addormentato. Rinchiuso in un campo statico, eppure i colossali generatori che alimentano la base soffrono lo sforzo di generare abbastanza energia da mantenere la stessa attiva.

Lex si avvicina alla macchina che li porterà a destinazione e la accende.

 

Infraspazio magico fra i mondi MIT

Il mago medita. Attorno a lui c’è il caos urlante, o almeno così l’interpreterebbe un cervello non addestrato.

Non voglio ingannarvi, pure per il suo cervello allenato è tutto un susseguirsi di nastri, strade, strane figure che corrono su e già, bocche spalancate e qualche immagine iconica presa dall’immaginario collettivo. L’immaginario collettivo del mago è quello della Britannia del VI secolo[i].

All’improvviso ha un sussulto. Le perturbazioni del continuum sono diventate così violente da non poter essere ignorate. Svanisce un attimo prima che una bocca dentata che percorre il sentiero su cui si trovava si chiuda su di lui.

Oppure un attimo dopo. È difficile capire questo piano anche per una mente ben addestrata.

 

New York. Terra MIT.

Quando suona l’allarme Heather Douglas sta ripassando la centonovantacinquesima sequenza del suo esame superiore nel monastero di Shao-Lom. Quello che dovette ripetere perché aveva abbattuto l’avversario.

La ripassa per la millesima volta o forse più e pensa ancora che la sua versione è migliore, più efficiente.

Da quando sono iniziate queste emergenze inter-dimensionali quelli di loro non impegnati in missioni di salvataggio presidiano le sedi principali della Fondazione.

Si rialza immediatamente e corre, o meglio levita, verso l’entrata.

La scena che le si presenta è quella di un colossale cyborg, attorniato da gente ancora più improbabile, compreso un tizio supermuscoloso in costume da bagno leopardato e stivaletti da pugile (Heather pensa però con una certa ironia al suo costume da bagno di un tempo, verde e con spalline pericolosamente sottili) che discutono, per la verità non molto animatamente, con il capo della sicurezza.

Dragoluna avverte un senso di pericolo sempre crescente mentre la massa della donna dai capelli neri che indossa un completo nero sdrucito inizia ad aumentare, seppur di poco.

Levita a Fianco di Nathaniel Alexander Byrd – Cosa possiamo fare per voi? – Chiede, col tono più gentile e assieme autoritario che le riesce

La tipa nerovestita la investe immediatamente di improperi che riassumeremo in un linguaggio più letterario. – Ascolta, pelata del cazzo, stavamo dicendo a questo deficiente in doppiopetto che siete in pericolo… -

Dalle loro spalle si sente un leggero colpo di tosse – Credo che i qui presenti disadattati volessero mettervi su chi vive rispetto alla mia legittima richiesta di consegnare tutti i manufatti alieni in vostro possesso, non è vero Mr Steele? A proposito, non avevo dato ordine di smantellarla e di mandare miss Chalis in un luogo in cui potessero prendersi cura di una persona nelle sue condizioni? –

- Fottiti Luthor, per te sono Hammerhead. Scordati di parlare con Kay. –

Un gruppo in armatura, accompagnato da un magro e deboluccio umanoide violaceo con una sorta di collare, un inibitore di potere, ad un primo sguardo, si trovano ad un passo dietro Luthor. Sono apparsi dal nulla malgrado il congegno antiteletrasporto della Fondazione.

La reazione di Heather è immediata e da par sua.

L’intero gruppo viene scaraventato fuori da un’onda telecinetica di incommensurabile potenza.

Cadono rovinosamente dall’altro lato della piazza su cui si apre la sede della Fondazione, tranne Luthor che non si scompone e raddrizza in volo la sua armatura per scendere dolcemente tra i suoi uomini.

- Porti tutti i civili nel bunker, Byrd e suoni un’adunata del gruppo. –

Il commando attacca e le loro cariche si infrangono su campi di forza kree, del tipo che usò l’Accusatore durante la sua prima battaglia contro i Fantastici 4.

Luthor stacca il collare al drone violaceo e questo si butta sullo schermo.

Non è un drone, non appena i suoi poteri si attivano riacquista vitalità e mentre neutralizza lo schermo la sua massa aumenta.

La telecinesi continua a tenere l’intero commando fuori dal complesso, ma avanzano, centimetro dopo centimetro.

Luthor continua ad operare sui comandi della sua armatura. Per qualche ragione un uomo del suo genio non è preparato rispetto a questo tipo di potere.

Un limite che sta superando con una velocità impressionante, ma che esista fa pensare che sia stato impiantato da un nemico ancora più insidioso. Nemico di chi è altra questione.

Comunque il tempo che Heather Douglas è riuscita a guadagnare i suoi primi frutti quando Calvin Rankin sbuca dal muro della hall.

Il primo che risponde all’allarme.

Ha appena accompagnato a terra un aereo che si stava fondendo ala contro ala con un altro venuto da chissà dove.

Due aerei.

Gli è servito gran parte del potere che aveva copiato dai suoi compagni di squadra.

È durato abbastanza, non di più.

Il Parassita capisce solo il potere e sente che il nuovo arrivato è una facile preda. Ha molti poteri ma è rimasto debole.

Il campo di sincronia del Mimo ha un raggio di poco superiore della capacità di assorbimento del Parassita, l’intensità del loro potere è praticamente identica.

Il passaggio di energia tra i due rende scintillante l’aria. Nessuno tenta di avvicinarsi.

Le armature degli attaccanti sono studiate per tenere impegnato un kryptoniano su un pianeta con sole giallo.

Nessuna da sola è in grado di fronteggiarlo, ma per quanto potente possa essere la telecineta che li tiene lontani, la sua possibilità di resistenza è ridicola.

Dragoluna comincia a cedere e il commando, seppur lentamente, avanza.

Una palla metallica esce dal muro, scompaginando le fila dell’avversario, subito seguita da un massiccio gigante calvo.

Tocca una delle armature trasformando tutto il suo corpo in una indistruttibile lega metallica verde e viola.

 

Poco sotto, all’ingresso di un bunker.

Blackbird guida i dipendenti dell’intero complesso verso la Porta posta nel bunker. La procedura di evacuazione standard nel caso di attacchi da tecnologia sconosciuta.

Se le Porte dovessero essere disabilitate il personale sarebbe comunque protetto da una struttura testata su Taur, prima dell’infausto pasto di Galactus.

Ai lati della porta due Terribili Androidi sorvegliano indifferenti che non si avvicini nulla di pericoloso.

*Questi sono i giorni in cui vorrei starmene a masticare un sigaro nel mio ufficio aspettando impiegati che vogliono le foto della moglie infedele.* pensa, torturando la bombetta. *Noooo…* pensa, subito dopo, ficcandosi in bocca un sigaro da 100 dollari.

 

Di sopra.

Manipolare il potere cosmico è sempre un azzardo, per una mente finita.

Pamela Douglas sa bene che buona parte delle cose che fa sono ben al di sotto delle sue potenzialità, la Danza vorrebbe di certo che approfondisse la sua conoscenza del potere.

È comunque con molta trepidazione che aggira le interferenze nel sistema delle porte dell’ingresso della sede statunitense della Fondazione piegando lo spazio attorno a sé e materializzandosi nella hall.

Non sa bene cosa sta succedendo ma vedere una decina di personaggi in armatura mettere in difficoltà l’Uomo Assorbente risolve almeno in parte i suoi dubbi. Ognuno di loro viene sbalzato indietro da una saetta di puro potere cosmico.

Il Parassita volta la sua testa mostruosa verso la nuova venuta, ma lo stallo contro il suo avversario è evidente.

Lex Luthor tocca un comando sul guanto della sua armatura e dal nulla, ad una velocità spaventosa anche su un mondo in cui i metaumani sono la norma, una saetta rossa e blu si abbatte su Sundragon e viene deflessa solo all’ultimo secondo, rimbalzando nel vuoto dello spazio.

La guardiana non riesce a mantenere lo stato di levitazione, cade a terra, piegandosi su un ginocchio. Del tutto esausta.

La Doom Patrol (Robot Man, Rebis, Dorothy Spinner, Kay Challis, Flex Mentallo) si affretta a mettersi a protezione della loro ospite, in 5 contro 10 armature pensate per fronteggiare Superman, una battaglia impari, pensa Robot Man atterrando il primo avversario.

Rebis non si pone tutte queste domande, oppure noi non siamo in grado di comprendere ciò che pensa la sua mente complessa, ma attraversa tre avversari che cadono a terra inermi.

Due xenomorfi tengono impegnato un quinto mentre un sesto è costretto a schivare e respingere lame affilatissime a forma di parole, non parole tranquille, in nessun senso.

Flex contrae i muscoli sbalzando indietro gli altri quattro, ma non può farlo per sempre, inoltre gli xenomorfi stanno diventando incontrollabili e Dorothy è costretta a scacciarli.

La figura spettrale che esce da corpo di Rebis rimbalza contro i campi di forza che le altre armature hanno eretto contro di lui e Robot Man, per una ragione che conosce solo il suo creatore, ha una tecnologia piuttosto arretrata.

Lo scontro sembra a un punto morto, anche se l’Uomo Assorbente sembra sul punto di riprendersi.

Poi un lampo verde attraversa la stanza e tutti gli uomini in armatura cadono a terra.

Prima che Gamora possa fare altro, Luthor usa il teletrasporto per ritirarsi fuori dal complesso.

Gli schermi vengono nuovamente eretti e i nostri possono leccarsi le ferite.

Adam Warlock attraversa il muro e il personale può finalmente evacuare.

La sede è ufficialmente sotto assedio.

 

La sala riunioni, ovunque sia, visto che l’hanno raggiunta passando attraverso una parete, è affollata.

Sul muro, come se fosse un enorme finestra panoramica, ci sono le immagini dell’esterno dell’edificio, neppure distorte dall’evidente differenza di dimensioni fra la stanza e il palazzo.

Fuori, a parte Luthor, il Parassita e i dieci sgherri in armatura, si stanno radunando altri 20 sgherri, chiamati di rinforzo e è appena atterrato un colosso in costume rosso e blu, dai colori spiacevolmente acidi, e la pelle come se fosse una sorta di roccia calcarea sul punto di sgretolarsi.

Robot Man è il primo a parlare – Quello è un Bizzarro. Già che ci fosse il Parassita era un problema, anche se il Mimo, qui presente, sembra essere in grado di neutralizzarlo, ma un Bizzarro è come avere contro Superman. Non a caso lo chiamiamo Superman e niente altro.

Peggio che avere contro Superman, che non uccide. Il Bizzarro non è neppure perfettamente cosciente che ti sta facendo del male o che deve trattenere il potere. Tanto è distorta la sua mente. –

-Eppure è un idiota e gli idioti, seppur pericolosi, possono essere resi inoffensivi. Mi preoccupa di più il suo padrone. La sua tecnologia… - e qui Warlock fa una pausa - … rivaleggia con quella di Destino o di Richards. Contiene elementi chiaramente alieni perfettamente integrati, meglio di quanto non facciamo noi che usiamo quotidianamente tecnologie provenienti dalle culture interstellari più disparate. Inoltre la traccia energetica del suo teletrasporto è la stessa delle anomalie, quindi o le provoca o crede di controllarle, pur essendo chiaro che esse sono senza controllo.

E questa megalomania che contrasta in maniera ostinata col principio di realtà lo avvicina ancora di più a Destino. –

Gamora sorride – Hai ragione. Sono individui che si ostinerebbero caparbiamente a cercare di prendere di sorpresa qualcuno onnisciente. –

- Mi sembra che abbia funzionato. Più di una volta. Quindi ignorare il principio di realtà è cosa diversa dal pianificare accuratamente. Ma la questione non è questa. La questione è che fino a che non sappiamo fino a che punto Luthor è coinvolto negli eventi non possiamo attuare nessuna soluzione definitiva nei suoi confronti. –

- Quello che preoccupa me – fa Dragoluna, sollevando gli occhi dalla console olografica che proietta sopra il tavolo – è che riesca a bloccare le frequenze del nostro sistema di trasporto. Funziona solo in uscita, oltre tutto. –

- Un raffinato modo di dirci di andarcene. – Fa Sundragon.

- Quello che importa me è che mia figlia sia al sicuro. Andiamo a rompere il culo a quello stronzo pelato. – con il solito piglio delicato Carl Creel.

- Questo si chiama parlare. – Key Chalis sorride, ma a parlare è Hammerhead.

- Ci sottovaluta. Un attimo soltanto, poi usciremo di qui per dare battaglia. –

Gamora è l’unica, forse, a intravvedere un riflesso violaceo sulla pelle dorata di Adam.

Lui è assente, come se stesse contemplando un panorama sconosciuto.

- Andiamo. – fa e si dirige verso la porta, quella ordinaria che tutti noi usiamo.

Per qualche motivo tutti, lì dentro, anche quelli che non lo conoscono, avvertono la cosa come una minaccia.

 

Adam Warlock attraversa lo schermo di forza impenetrabile come se non esistesse e forse, per lui, è così.

Forse è questo il volto bellissimo e spietato, terribilmente inumano, che invade gli incubi peggiori dei sopravvissuti del primo Alveare.

Non è per questo, però, che per la prima volta da quando Darkseid ha influenzato il suo destino, Rudy Jones conosce la paura, una paura terribile e irrazionale, ingiustificata. Un profondo terrore generato alla semplice vista della gemma verde, più che di chi la porta, con sfrontato orgoglio, sulla fronte. Un terrore che provano tutti gli alieni di un altro universo di fronte a quel terribile vampiro.

Ma li nessuno è del tutto irrazionale, né il padrone né i servitori e quindi controllano la paura, non sapendo di temere per null’altro che la propria anima.

Luthor, ancora turbato, pur convinto che in qualche modo i suoi schermi anti-telepate, capaci di contenere il potere di Brainiac, siano stati violati, dà il segnale di attacco.

- Bizzarro, cura l’uomo dalla pelle dorata. –

- Bizzarro non obbedirà al signor Luthor. – fa, e parte a passi pesanti ed ondeggianti verso Warlock.

Per molti versi i poteri, nell’universo MIT, sono più complessi di quanto non lo siano nel cosmo DC.

Non che i poteri di Bizzarro siano semplici da definire. È una forza quasi inarrestabile, anche nel suo universo, ma solo fisica.

L’uso offensivo non letale dell’energia della sua gemma che Adam Warlock chiama scarica karmica sfrutta una delle componenti fondamentali dell’universo.

Nessuno ne è immune, manipola l’essenza stessa di un individuo. Lo stesso signore del male, nel suo stesso regno, ha dovuto capitolare di fronte a quel potere.

Il dolorante Bizzarro che grida “Scarica fa molto bene a Bizzarro! Continua!” si piega in due, avvolto da un dolore come mai ha conosciuto.

Ma è troppo stupido per capire che deve restare a terra e quindi batte i pugni dalla rabbia.

Warlock viene sbilanciato e perde la concentrazione per un istante. Un solo istante, oltre tutto non la perde integralmente, semplicemente vacilla.

Bizzarro parte a velocità semi relativistica in un volo rasoterra verso il guardiano dorato e viene atterrato dal possente pugno di un Eterno di Titano.

Demeityr si afferra la mano destra, probabilmente rotta e viene circondato da tre sgherri in armatura che falcia con delle scariche del tutto simili a quelle di Ikaris.

Simili, ma non uguali. Per quanto potenti siano le armature, resistente il metallo e forti gli scudi energetici, se Ikaris fosse qui le armature, oppure parti di esse, sarebbero ridotte in atomi, disintegrate.

Demeityr è un eterno curioso e poco specializzato, ha sviluppato questa capacità solo in piccola parte, quindi provoca danni insignificanti, presto riparati. Abbastanza significativi, però, da permettergli di disimpegnarsi, volando via, inseguito da Bizzarro, che si è già ripreso.

Gli sgherri in armatura si girano verso Warlock, che li attera tutti e tre con due pugni e un calcio perfettamente coordinati.

Abbiamo già innumerevoli volte detto che queste armature sono state pensate per impegnare Superman, cosa che fanno in maniera del tutto inefficiente.

Warlock, pur essendo un lottatore senza pari, non possiede la forza di Superman. Gli avversari si rialzano, per venir nuovamente atterrati, in una lotta che è quasi un balletto, che verrà deciso da chi si stanca per primo.

Ma loro sono molti e lui è uno, tre può fronteggiarli, quattro forse. Il quinto viene afferrato per la testa da un robot alto circa due metri e dieci e scagliato lontano.

Un altro androide identico strappa la placca pettorale dell’armatura del sesto sgherro.

Millie, Jake ed Elwood entrano nella mischia. Proprio Millie la modella. Chi avrebbe mai detto leggendo le sue avventure adolescenziali (le avventure che le avevano cucito addosso, per lo meno) che la biondina svampita d’America sarebbe stata in grado di reggere un impero commerciale e di pilotare in remoto due adattoidi contemporaneamente?

Reed Richards che è Reed Richards ha impiegato alcune ore per capire come sfruttare l’unico punto debole della tecnologia di trasmissione che permette la guida da remoto, quindi potremo sorvolare sul fatto che Lex Luthor non lo fa. Attaccare un nemico potente senza conoscere a fondo le sue potenzialità comporta sempre delle incognite.

A questo punto, però, Demeityr è fuggito abbastanza lontano da usare i suoi poteri mentali su Bizzarro senza interferenze.

*Fuggi lontano nello spazio e non tornare assolutamente nella lotta*. L’ordine è tassativo e menti ben più potenti di quella di Bizzarro non potrebbero sfuggirvi.

In fondo abbiamo a che fare con un Eterno, seppur relativamente giovane.

Ma, beh, la questione dell’affrontare avversari che non si conoscono bene vale un po’ per tutti.

Bizzarro fa quello che gli è stato ordinato, secondo il contorto modo in cui funziona la sua mente, e si avventa sui due adattoidi, che subito cercano di replicare i suoi poteri.

Ogni macchina, per quanto straordinaria, ha i suoi limiti.

Bizzarro fronteggia senza grossi problemi i due robot, danneggiandoli con la stessa velocità con cui si riparano, se non di più.

Ma almeno lo tengono occupato.

Heather Douglas possiede una delle menti più potenti del cosmo, capace di dominare un mondo ancora prima di possedere la Gemma.

La sua capacità di tenere a distanza dei tizi in armatura, atterrandone pure alcuni, di tanto in tanto, non è in discussione.

Ma sono molti e potenti. Un attimo di distrazione può averlo chiunque, anche perché sono armati.

Certo che quando una massa colossale, una gigantessa alta oltre due metri, fasci muscolari grandi come sequoie, cade nel mezzo della mischia dall’altro, dopo un enorme salto (anche uno come Luthor non può disturbare un sistema di teletrasporto interstellare che per un raggio limitato) molte di quelle armature dimostrano tutti i loro limiti.

Titania ne afferra due e le sbatte una contro l’altra. Poi scaglia i due malcapitati contro quelli che si stanno rialzando, confusi.

Il Parassita, finalmente, vede qualcosa di interessante, qualcuno alla sua portata e si muove.

-Mary, attenta a quello viola. – Urla l’Uomo Assorbente, dalla mischia.

A questo punto tutto precipita e va in vacca.

Drax arriva volando e si getta sul Parassita allontanandolo da Titania.

Il corpo del guardiano verde funziona processando l’energia cosmica, in una maniera non dissimile da come può fare un araldo di Galactus, anche se non altrettanto efficiente.

Già questo sarebbe pericoloso, in presenza di un sifone energetico come è il Parassita.

Ma Arthur Douglas è il portatore della Gemma del Potere.

Questo gli accesso ad una energia virtualmente infinita. Il motore dell’onnipotenza.

Il Parassita urla, quando comincia a sentire quel potere che scorre in lui e la sua massa inizia ad accrescersi con una velocità impressionante.

Purtroppo Drax non riesce, a questo punto, a svincolarsi dalla sua presa.

Come presto si accorge Luthor, quando cerca di attivare l’inibitore che ha impiantato nel corpo di Rudy Jones, questo è già saltato. Fulminato dal flusso energetico.

- Moriremo tutti. – fa Dorothy Spinner. - Esploderà portandosi dietro la città. –

Emerge Madame Viola. – Il nano, trovate il nano. –

Darkoth, appena arrivato, cerca di separare i due, ma viene disperso da una manata del Parassita, che raramente ha posseduto poteri di tale intensità anche le rare volte che è riuscito a mettere con le spalle al muro Superman.

Il flusso energetico fa luccicare l’aria e le nanomacchine che compongono il corpo di Desmond Pitt sembrano avere difficoltà a ricomporsi.

Calvin Rankin sente la responsabilità del controllo di questo nemico, ma il suo potere, quello che sta mimando dai presenti, non è sufficiente per fronteggiare chi è in grado di assorbire il potere della Gemma del Potere.

Un manrovescio lo spedisce verso l’orbita, semisvenuto.

Nei pochi istanti in cui sta succedendo tutto ciò Luthor e i suoi sgherri si riorganizzano.

Indifferenti al pericolo costituito dal Parassita si muovono verso la Fondazione, ora più o meno incustodita, mentre i loro avversari sono presi dall’urgenza della bomba umana che presto il Parassita diventerà.

Proprio in quel momento, l’unico impiegato che non ha lasciato la struttura esce incespicando.

Indossa una versione nera, con alcune modifiche, tipo cinghie in posti in cui non servono a nulla e l’assenza del ridicolo pennacchio, del costume di Killer Shrike, che ha indossato a fatica.

È alto e dinoccolato e incespica, mentre cammina, goffo.

Coi poteri di quell’armatura non potrebbe impensierire neppure uno solo dei mercenari di Luthor, è chiaro a tutti, al punto che il capo del manipolo gli intima di spostarsi, invece che disintegrarlo con una scarica.

Il ragazzo, poco più che un adolescente, scoppia in una fragorosa risata. Gli manca il fiato e a un certo punto sembra quasi svenire, ma si riprende.

- Stai minacciando me con un’armatura? – e riscoppia in una risata ancora più fragorosa.

L’intero plotone è immobile, nulla funziona più, apparentemente.

Ora, non è che Lex Luthor sia così stupido da non prevedere la tecnocinesi, tra i poteri che i suoi uomini potrebbero trovarsi ad affrontare, chi non costruirebbe schermi contro la tecnocinesi, se avesse la possibilità di costruire un’armatura da battaglia?

Non è neppure che non li abbia testati, con le poche risorse che ha avuto a disposizione.

Però vuoi che i poteri mutanti MIT sono troppo diversi da quello che si è trovato a fronteggiare, vuoi che il livello di potere del Rianimatore (si, lo sa anche lui che deve trovare un altro nome) sia più elevato di quanto non appaia, fatto sta che le armature si bloccano.

Luthor, però, non sarà la persona più intelligente sul suo mondo, è abbastanza intelligente da prevedere anche quella eventualità ed un sistema di emergenza scatta. Tutte le armature, la sua compresa, svaniscono per riapparire nel loro mondo di provenienza, lasciandoci la grossa gatta del Parassita da pelare.

In quel mentre, con un colossale boccale di birra in mano, appare Pip il troll.

- Il colosso viola fuori dall’orbita subito. – Warlock è sintetico, quando vuole.

Pochi istanti dopo, pur essendo una giornata di sole estremamente limpida, il cielo viene illuminato da una esplosione.

 

Fondazione. Mentre si raccolgono le macerie.

Un lampo e una nuvola di fumo e due figure imponenti appaiono.

- Vedo che è tutto finito. – Dice Modred a Acquario, con un po’ di fastidio.

- Eppure c’è ancora una crisi in corso e eventi simili a quelli che ci hanno ritardato accadono ogni istante. Eccone un altro. – Fa il dakkamita, sfrecciando via in volo verso un elicottero in panne.

 

Terra MIT, la base temporanea di Luthor.

Bizzarro atterra e Luthor sorride.

- Bizzarro, non andare assolutamente a recuperare il Parassita e soprattutto non toccarlo in alcun modo. –

- Credo che mi siederò sul divano. – e schizza verso lo spazio.

 

Una stanza molto segreta sotto la superficie lunare. Forse nella zona blu.

Adam Warlock siede davanti agli schermi. Una dozzina rimandano notizie in viarie lingue, un po’ da tutto il mondo, sulla crisi in corso. I canali cambiano ogni pochi secondi.

Inoltre tre riportano la registrazione della battaglia nella Fondazione.

I loro strani amici sono svaniti come erano arrivati, non molto dopo che erano svaniti i loro aggressori. Alieni di un altro universo.

Avversari mai visti prima, mai affrontati prima.

Il capo, il tizio calvo, assomiglia a quello descritto in alcune storie, sorta di sottotraccia di retcon, come una fra l’Uomo Ragno e quella sorta di Hyperion che sfrecciava sui cieli di tutti gli USA compiendo miracoli, azioni che forse solo Thor, che comunque è un dio, potrebbe compiere.

Ma sai mai cosa importano le voci? Se non per il fatto che potrebbero nascondersi da qualche parte delle tracce di verità?

Più interessante la traccia residua delle energie che usavano per trasportarsi.

La stessa energia che è rimasta come radiazione di fondo della crisi. Epicentro in Latveria.

Anche questa sarà cosa da approfondire.

Energie extradimensionali.

Dovrà studiarle a fondo. Anche perché svoltano in una direzione che gli sfugge, la sua recente crescita nel bozzolo, dopo aver studiato i poteri di Andro, lo avevano illuso che nessuna direzione potesse più sfuggirgli.

Un po’ di senso del limite, ogni tanto, è utile. Anche quando appreso a duro prezzo.

Le armature sono una ottima acquisizione. Più potenti e meglio fatte di quelle dei Guardiani della Volta.

Tecnologia più solida e con un apporto maggiore di integrazioni aliene di quella Stark.

Ma la più interessante, ben più potente, è quella della armatura di Luthor.

Non deve fidarsi molto dei suoi sgherri se li fornisce di armature così inferiori, rispetto alla sua.

Purtroppo era anche molto meglio schermata.

I dati sono incompleti.

Però intrecciando le armature inferiori, i dati incompleti e una mappatura completa dei ricordi del Rianimatore (deve convincerlo a cambiare nome, forse una piccola spinta telepatica…) si dovrebbe arrivare a qualcosa.

Il collare che controllava il Parassita, però, è la cosa più utile.

Non esistono inibitori di potere veramente funzionanti. Di certo non a quei livelli.

A conti fatti, tenuto anche conto che non ci sono state vittime significative, una giornata fruttuosa.

 

Terra DCIT. Lexcorp. Un laboratorio, tanto sono tutti segreti.

Una débâcle. Il piano è sfumato.

Rimane solo da esaminare il poco che si è imparato, da questa esperienza.

Ovviamente le tecnologie di Destino. Molto poco raffinata, quell’uomo rischia con i prototipi molto più di quanto Lex non abbia mai fatto personalmente, forse anche più di quanto pretende dai suoi sottoposti.

Ma è inutile recriminare, visto che Destino è fuori dalla portata della sua giusta punizione, almeno per ora.

C’è poi la questione Fondazione Scientifica. Si aspettava una installazione come quella della STARlab.

Invece era un ricettacolo di metaumani di altissimo potere.

Gente che è stata capace di misurarsi con Bizzarro e il Parassita.

Errore suo.

Il tutto per cosa?

Schermi protettivi di origine aliena, di certo potenti. Capaci, con la dovuta fonte energetica, di contenere anche l’alieno. Forse. Per qualche minuto.

Ma non è che i sistemi di campo di forza siano qualcosa di cui non dispone.

Virus tecnorganico trasmodico senziente. Molto promettente quanto pericoloso.

Si chiede se i suoi amici sanno quanto è pericoloso il demone viola. Forse non lo sa neppure lui.

Se lo sapesse saprebbe proteggere meglio sé stesso. Con quella tecnologia potrebbe essere ogni cosa.

Probabilmente non è uno scienziato, il che vuol dire che su quel mondo c’è un potenziale contagio.

I due androidi imitatori sono interessanti.

Un sistema tipo Amazo, ma a quanto pare che non necessita di una IA autocosciente per funzionare. Aveva un sistema di guida da remoto. Purtroppo non è riuscito ad analizzarla, come non è riuscito a raccogliere abbastanza dati sul sistema di teletrasporto… Ma quei tatuaggi che tutti portavano sul polso…

 

Casa di Carl Creel e Mary MacPherran. Un sobborgo di boh.

Rientrano in casa provati dallo scontro eppure terribilmente eccitati. Una vita per la quale sono entrambi tagliati che, soprattutto lui, stanno rivalutando adesso che è separata dalla necessità di mettere assieme il pranzo con la cena.

Prima però, una capatina nella stanzetta al piano di sopra, dove una dozzina di terribili androidi, nelle forme dei personaggi più famosi dei cartoni (e con le dovute dimensioni) si stanno prendendo cura della bambina.

Bambina che ronfa placida, ignara del fatto che il mondo è per l’ennesima volta sull’orlo del disastro.

Escono in punta di piedi, diretti verso il meritato riposo. Forse.

Dietro le palpebre chiuse, per un istante, gli occhi della bimba risplendono di una inquietante energia.

 

Seguimos en combate

 

 

 

 



[i] Un VI secolo con cavalieri in armatura già pesantemente cristianizzato.